Lo confesso. A volte sono arrivato quasi al punto di augurarmi la morte del signore in questione, nella speranza che in questo modo, almeno in Italia (perchè mi è parso di capire che in Inghilterra fosse considerato anche da vivo quasi una specie di gloria nazionale), il seppur triste avvenimento diventasse un'occasione per riscoprirlo e ricominciare a parlare della sua opera, non tanto per il suo valore quanto per le controversie, le polemiche e i pareri fortemente contrastanti che ancora adesso questa continua a suscitare, per lo meno presso quella ristretta cerchia di persone (critici, intellettuali o semplici cinefili) che si interessano ancora a lui.
Invece, il triste ma inevitabile evento si è verificato, ma ciò non è servito a far sì che il suo cinema tornasse agli onori della ribalta, come invece lo era stato abbondantemente tra gli anni '60 e '70.
Che belli i tempi in cui "I diavoli" faceva licenziare i recensori che ne parlavano bene, costò una scomunica da parte della Chiesa a Oliver Reed e Vanessa Redgrave, provocò una lite fra il regista e il critico Alexander Walker durante la quale il primo tirò un gancio al secondo, e poi venne censurato, sequestrato e dissequestrato, scandalizzando il mondo intero ed entrando così a far parte dell'elenco delle pellicole più maledette della storia del cinema...o in cui la famosa lotta tra Oliver Reed e Alan Bates nudi in "Donne in amore" scandalizzò i benpensanti e (molto probabilmente) fece arrapare parecchie signorine.
Ma attenzione a non cadere in una trappola in qualche modo ordita dallo stesso regista: Russell era un esibizionista, un egocentrico, ansioso di stare sotto i riflettori, e alcune sue provocazioni risultano specialmente oggi piuttosto irritanti e gratuite. Quindi non cadiamo nella tentazione di rievocare nostalgicamente i fasti di quello che alcuni vorrebbero come un "grande maledetto" della storia del Cinema: di fronte a un Ferreri o un Bunuel, le provocazioni di Russell impallidiscono risultando spesso puerili e prive di finezza.
E allora perchè, all'inizio del post, avrei auspicato che si tornasse a parlare di lui? Proprio per questo, perchè il suo è un cinema imperfetto e "difettoso" già alla radice, e quindi cercare di individuarne i difetti potrebbe aiutare a separare gli aspetti positivi da quelli negativi, e quindi essere fruttuoso anche per una ricerca volta a farne risaltare i pregi.
Perchè dico che il suo cinema sarebbe difettoso alla radice? Forse per via di una certa mancanza di riflessività che a volte non gli ha permesso di essere completamente lucido e padrone delle sue scelte stilistiche. L'istintiva impetuosità del suo stile, la tendenza all'estetismo e alla ricerca della bellezza visiva (anche nei suoi eccessi più ripugnanti), spesso sembrano più fini a sè stesse che effettivamente richieste dalle esigenze della messinscena, esplosioni immediate e non meditate dell'immaginario debordante del regista (per quanto innegabilmente affascinanti); stessa cosa dicasi per la recitazione che imponeva agli attori, molto spesso inspiegabilmente teatrale, enfatica e tendente al ridicolo. E quei siparietti kitsch girati con uno stile da musical di rivista, come la scena dei cannoni sull'Ouverture de "L'altra faccia dell'amore", o quella del balletto tra Cosima Wagner e Gustav Mahler ne "La perdizione", come bisogna prenderli, con un sorrisetto divertito, o come delle imbarazzanti e iper-pacchiane cadute di stile? E poi, "I diavoli" è un film schifosamente compiaciuto oppure no? Profondo o solo facilmente effettistico? Forse un po' l'uno e un po' l'altro? O ancora: il tentativo di analizzare la psicologia e l'arte di geni come Tchaikovsky, Mahler, Wagner e Liszt, su cui si fonda tutta la sua trilogia dedicata ai maestri del Romanticismo musicale, è credibile e riuscita, o pacchiana e naif? Insomma, 'sto Russell era un coglione, un geniaccio o semplicemente un talento sprecato? Se vi fate un giretto per la rete forse vi accorgerete che il numero delle persone che propendono per le prime o per le seconde ipotesi è pressochè identico, e che tutte queste domande non hanno ancora trovato una risposta definitiva, forse perchè c'è qualcosa di vero in ciascuna di queste osservazioni, forse perchè sono l'espressione di contraddizioni effettivamente presenti e coesistenti all'interno del cinema di Russell.
E allora, in poche parole, probabilmente c'è ancora qualcosa da dire su questo Russell, forse gli spunti di riflessione che offre il suo cinema sono ancora abbastanza vivi e stimolanti da consentirgli di uscire dal dimenticatoio nel quale ancora adesso si trova...
O forse, se ho scritto questo post, è solo perchè non sopporto l'idea che i dubbi e i dilemmi di cui sopra, mi impediscano di lasciarmi elettrizzare fino infondo, come un tempo, dalla bellezza di film come "L'altra faccia dell'amore" o "I diavoli", opere che in passato, quando non ero ancora del tutto entrato nell'età della ragione (sempre ammesso che ora lo sia), ho amato incondizionatamente...
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